Origini della vite

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La coltivazione della vite fu introdotta presso i Greci e nelle regioni mediterranee in genere attraverso il commercio con i popoli mesopotamici presso i quali non solo era coltivata ma anche identificata come “erba della vita”, la cui foglia era raffigurata dai Sumeri per simboleggiare la vita stessa. Simbolo eloquente di benessere e abbondanza, come l’ulivo anche la vite ha una storia antica che affonda le radici nel territorio italico circa dell’anno 1000 a.C., quando le popolazioni pre-romane iniziarono a coltivarla molto intensamente, favorite dal clima mite, dal suolo fertile e dalla ricchezza delle terre meridionali. La vite giunse in Puglia attraverso i contatti con il mondo egeo; a testimonianza di ciò, numerosi i riferimenti enoici, rinvenuti durante gli scavi archeologici, fra cui le monete, nutria, sulle quali sono visibili simboli viniferi. I secoli che videro il massimo splendore della civiltà magno-greca furono quelli in cui fu massima anche la produzione di vino, tanto che i coloni greci definirono l’area che va da Taranto a Reggio Calabria con l’appellativo di “terra del vino” (Enotria). Nel III secolo a.C. la produzione di vino nell’area meridionale fu prerogativa dei romani che considerarono i vini prodotti in ambito pugliese, in particolare i “Mera Tarantina” dei vini tanto pregiati da essere merce di scambio ambita dall’Oriente e non a caso citati nelle opere dei massimi poeti e scrittori latini, come Orazio, Marziale e Plinio. Gli effetti disinibitori delle sostanze contenute nel vino fecero sì che prima i Greci e poi i Romani eleggessero Dioniso o Bacco dio del vino ed inventore della viticoltura e della vinificazione, come dio dell’ebrezza e dell’irrazionalità, dedito a feste orgiastiche ed iniziatiche. Dal II al V secolo d.C. la crisi agricola non determinò la scomparsa della produzione di vino in Puglia che, durante il Medioevo, sopravvisse anche grazie al duro ed operoso lavoro dei monaci basiliani, i quali “convertendo” anche boschi e foreste in terre coltivabili, alternavano piantagioni di oliveti a ricchi vigneti. I vini pregiati venivano esportati dai mercanti siriani ed imbarcati dai porti di Otranto e Taranto. Dal XV secolo la rotta del commercio dei vini pugliesi fu spostata verso il Nord Italia dall’interesse dei mercanti veneziani. Sia l’uva che il vino sono stati motivo di ispirazione per innumerevoli poeti, artisti e scultori, basti pensare che nel Rinascimento il dio più raffigurato fu Dioniso/Bacco, celebrato anche in versi. Non è da dimenticare la ricca simbologia delle religioni sia orientale che interpreta la pianta della vite come albero cosmico, sia cristiana che interpreta il frutto e la pianta come simboli di prosperità voluta da Dio e di eterne beatitudine.


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