Religiosità e superstizione nella cultura dei Trulli

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La religiosità e i sentimenti popolari spesso erano, e per alcuni versi lo sono anche oggi, arricchiti o meglio permeati di superstizione e magia.

E’ interessante conoscere alcuni aspetti di essi collegati alla cultura del trullo, che meriterebbero, almeno nella memoria collettiva, di non scomparire perché parte anch’essi di un substrato culturale ricco di tradizioni e folklore, originale e caratteristico della Puglia, crocevia naturale, da sempre, di culture diverse e contrastanti ma mai in conflitto.

La credenza popolare, per esempio nel malocchio o nella iettatura, cioè il potere di diffondere il male con il solo sguardo, molto diffusa in Puglia, affonda le sue origini nella cultura greca e poi latina. Essa vede gli occhi, specchio dell’anima, creati da Afrodite (dea della seduzione per eccellenza), prerogativa femminile capace di poteri soprannaturali, che porta l’uomo a difendersi da essi attraverso la creazione di formule, riti, gesti ed oggetti usati per neutralizzarli.

Fra i tanti riti legati a tale aspetto nella cultura contadina pugliese, vi è quello di fare esorcismi contro il male a protezione della casa, dinnanzi alla soglia del trullo, in due momenti della Settimana Santa: protendere i rami dell’ulivo benedetto nel giorno delle Palme a scopo apotropaico e l’abitudine di far festa il Sabato Santo dinnanzi all’uscio di casa per allontanare il demonio e celebrare l’inizio della primavera.

Secondo la tradizione i riti celebrati, accompagnati da gesti e parole, dopo la mistica invocazione, acquisterebbero l’arcano potere di proteggere le case e i campi, motivo per cui spesso ulivi benedetti venivano riposti nei luoghi più opportuni e funzionali alla bisogna: al capezzale del letto, dietro le fotografie; venivano persino piantati nel terreno coltivato o posti sui tetti dei trulli caseddoni a protezione del raccolto.


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