Pennacchio, il cui vero nome era Filomeno De Marco, aveva sposato, giovanissima, un impiegato di cancelleria del tribunale di Foggia. Per la gelosia del marito, perché era “bella, occhi scintillanti, chioma nera e cresputa, profilo greco” (secondo la descrizione), ed i conseguenti maltrattamenti, alla fine esasperata conficcò nella gola del marito un lungo spillo d’argento e se ne liberò.
Doveva cercare di evitare l’arresto, e si nascose nel bosco di Lucera, dove incontrò il brigante Giuseppe Caruso, e ne divenne amante. Ma divenne anche un’intrepida combattente ed una sanguinaria brigantessa.
Anche il famoso Crocco la insidiava, e ci fu un duello rusticano tra Caruso e Crocco.
Poi ci fu l’incontro con Giuseppe Sciavone che per lei abbandonò Rosa Giuliani.
Maria Giovanna Tito, costretta a seguire la banda, si era data al brigantaggio ed era diventata l’amante di Crocco. Da allora lo seguì fedelmente e gli fece dimenticare la moglie Olimpia, che però si consolò unendosi a Luigi Schiavone. Poi la Tito fu abbandonata da Crocco, che si era invaghito della vivandiera della banda Sacchittiello. Pur unita a Sacchittiello, la Tito continuò ad operare alle dipendenze di Crocco fino al 1864, quando fu arrestata su delazione di Filomena Pennacchio unitamente a Sacchittiello ed al suo luogotenente Francesco Gentile.