Quaresima e tradizioni popolari

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Il rito della grattugia

Dopo la cerimonia religiosa del Mercoledì delle Ceneri, una vola tornati a casa, si provvedeva a bruciare la grattugia (asckuè a rattachèse). La grattugia veniva passata sulla fiamma viva del fuoco, al fine di distruggere ogni minimo residuo di impurità, vale a dire di formaggio.  In questo modo ci si preparava all’assoluto divieto di mangiare carne e, quindi, di tutti quegli alimenti di derivazione animale come: formaggio, latte, ricotta, uova. Per cui bruciare la grattugia era un rito preparatorio alla penitenza, retaggio di antiche usanze pagane collegate con la funzione purificatrice del fuoco. Così, la grattugia, una volta purificata era pronta per passarvi il pane raffermo che, sfarinato, costituiva la base principale per la preparazione dell’unico condimento per la pasta consentito nel periodo quaresimale: il pangrattato, fritto in olio di oliva, lo si mescolava con acciughe salate, soffritte a parte. (vedi Tripoline con la mollica)

 

Macellerie chiuse

Per effetto della proibizione di mangiare carne, le macellerie restavano chiuse per l’intero periodo penitenziale, solo una, a turno tra quelle esistenti in paese, aveva l’obbligo di fornire la carne agli ammalati bisognevoli di una particolare alimentazione. Scomparivano, così, dalla porta delle macellerie tutti quei segni che avevano lo scopo di invogliare gli avventori all’acquisto: come ad esempio la testa del maiale appesa ad un robusto gancio.

Col tempo, però, questa severità del divieto si attenuò alquanto, per cui colui che per particolari esigenze aveva la necessità di condire la pasta con formaggio poteva chiedere ed ottenere dall’autorità ecclesiastica una speciale dispensa versando una somma di danaro, detta a bolle (dal latino obolum, dal greco òbolos – obolo, offerta).

 

Le “piante vergini”

Sempre nel corso della giornata del mercoledì delle Ceneri  molte famiglie preparavano le cosiddette piante vergini, si tratta di un’altra sopravvivenza di  riti pagani. In un recipiente di fortuna (un vecchio piatto di creta, un tegame fuori uso, ecc.) si metteva un sottile strato di terra dove si seminavano alcune sementi di grano, orzo, lenticchie, ceci, ecc.. Questi semi, simbolo dell’abbondanza e della rinascita, venivano tenuti nella penombra della casa per tutti i quaranta giorni della Quaresima ed innaffiati di frequente, germogliavano rapidamente e, in assenza della luce e del sole, prendevano un colore pallido-giallastro. Da qui il nome di piante vergini, cioè non contaminate dalla luce. Il giovedì santo queste speciali graste (vasi) venivano portate in chiesa e deposte ai piedi del Sepolcro.

 

La donna nei giorni di Quaresima

Per tutto il periodo quaresimale particolari privazioni e sacrifici erano richiesti soprattutto alle donne che, per non peccare di vanità, dovevano evitare di dedicare molto tempo alla cura dell’aspetto fisico. Ad esempio,  non dovevano pettinarsi ogni giorno, poiché – anche questo residuo di usanze pagane – solamente attraverso un aspetto trasandato era possibile esprimere con miglior efficacia afflizione, dolore e, quindi, contrita partecipazione allo spirito penitenziale della Quaresima.


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