Alberobello e il Brigantaggio

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Il brigantaggio nel Mezzogiorno d’Italia inizia a manifestarsi in maniera massiccia nel periodo postunitario (1861-1865). In questa fase il divario tra Nord e Sud, contrariamente alle aspettative, si palesò in maniera marcata. Il crollo del Regno Borbonico svelò, in modo brutale, un meridione povero, arretrato, dominato da potentati di stampo feudale, privo di una vera classe politica, tutti elementi che contribuirono al diffondersi del fenomeno.

Organizzati in bande armate, ognuna con un proprio capo, i briganti infestarono Puglia, Lucania, Campania, Calabria e Sicilia. Cavalcando il malcontento di una popolazione affamata, stringendo alleanze con potentati e nobili locali, contando su connivenze, riuscirono a godere, molto spesso, di copertura. La Puglia con il suo territorio, morfologicamente ricco di zone impervie, si offrì ai briganti come scenario ideale per le loro scorribande.

 

Episodi di brigantaggio ad Alberobello

La notte del 26 Luglio 1861 i briganti del Sergente Romano (uno dei briganti più carismatici) assaltarono la cittadina, compiendo una spedizione punitiva nel quartier generale della guradia civica, che, durante alcune perquisizioni in rifugi della zona, aveva requisito loro armie munizioni. L’assalto fu cruento, tanto da provocare un mortoe diversi feriti gravi nelle fila delle guardie.

Sul finire dello stesso annoi briganti subirono una dura sconfitta che portò alla quasi dissoluzione delle bande: il 1° Dicembre, nei pressi della masseria Monaci San Domenico, tra Noci e Alberobello, la sedicesima Compagnia del Reggimento Fanteria sorprese i capi del brigantaggio pugliese, che lì si erano dati convegno. Alcuni di questi si batterono con coraggio, altri si dettero alla fuga.

 


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